Chi ci conosce sa quanto crediamo che la flessibilità (ad esempio sotto forma di settimana corta), sia un asset fondamentale per la felicità dei dipendenti e il successo di un’azienda.
È uscito, a questo proposito, un articolo sul Corriere della sera in cui la giornalista Valentina Iorio intervista Federico Bianchi e Rosario Carnovale di Smartworking srl.
Il tema è la settimana corta e i suoi benefici che sembrano crescere giorno dopo giorno.
I vantaggi della settimana corta
A partire dall’esperimento britannico che ha conquistato il news feed dei social delle ultime settimane si è poi arrivati a parlare dei vantaggi che la riduzione da 5 a 4 giorni lavorativi porta con sé. Tra questi:
- una maggior attrattività e innovazione organizzativa
- un’apertura nei confronti della Gen Z
- un senso di appartenenza più forte nei confronti dell’azienda
- una maggiore produttività
La produttività viene lesa?
La preoccupazione più sentita rimane quella legata all’organizzazione. Come gestire i team e il lavoro? Perderemo in produttività?
Domande lecite se non fosse che la produttività non è legata alla modalità di lavoro (ore passate in ufficio, giorni in smart working). Ormai questo dovremmo averlo compreso e fatto nostro come concetto.
La produttività non viene lesa se il team è in grado di organizzarsi. La settimana corta puo’ diventare uno stimolo in questo senso. Non a caso, l’esperimento britannico è stato un successo e la produttività non ha subito nessun calo.
A beneficiare dei vantaggi della settimana corta sembrerebbero quindi essere entrambi, lavoratori e azienda. Maggior tempo da dedicare a se stessi a parità di efficacia sul lavoro.