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Un cambiamento inevitabile

Il mondo del lavoro sta cambiando, è sotto gli occhi di tutti, quale sarà la forma definitiva che assumerà è impossibile dirlo ora, probabilmente sarà una forma ibrida. Ciò che possiamo affermare con certezza è che questo cambiamento coinvolgerà ed anzi, ha già coinvolto, inevitabilmente anche gli spazi legati alla casa e all’ufficio. 

Di spazi noi ci occupiamo da tempo, nel farlo ci appoggiamo a due architetti che sono allo stesso tempo partner e alleati nei nostri progetti. Parliamo di Rachele Storai e Raffaele Sabbadini. Ci siamo conosciuti in uno spazio di coworking a Milano qualche anno fa e abbiamo iniziato a collaborare insieme. Con loro oggi abbiamo fatto alcune riflessioni.

La contaminazione della casa

In quella che potremmo definire la prima grande ondata, l’anno scorso, tutti abbiamo dovuto portare il lavoro a casa e quindi, in un certo senso, anche un pò l’ufficio. C’è stata una contaminazione degli spazi privati che è avvenuta senza che ce ne rendessimo conto. C’è chi si è abituato a lavorare in autonomia, in solitudine, in silenzio e chi invece ha riscontrato maggiori difficoltà di concentrazione. A causa degli spazi ridotti o poco organizzati (giustamente) per accogliere una postazione di lavoro, a causa della presenza di figli e di altre mille distrazioni. Questa contaminazione non è stata facile da gestire, ne abbiamo parlato con Rachele in un episodio delle nostre Colazioni Agili che vi riportiamo qui e su cui facciamo un breve focus.

FOCUS

Laura aveva appena comprato casa a Milano, una casa non troppo grande, doveva essere un punto d’appoggio in città. Scoppia la pandemia. Laura si trova in questa casa vuota, ancora da arredare, e con una serie di attività lavorative da portare avanti. 

Chiede aiuto a Rachele, insieme ridisegnano gli spazi in funzione delle nuove priorità che non sono più quelle di avere un punto di appoggio per la notte e poco altro. Ora Laura in quella casa deve trascorrere tutte le sue intere giornate. Con Rachele trovano una soluzione e Laura da quel momento in poi riesce a lavorare efficacemente da casa avendo a disposizione un piccolo angolo adibito a postazione di lavoro.

L’ufficio si è introdotto nella casa di Laura durante la pandemia e le necessità si sono ribaltate ma la soluzione a cui sono giunte Laura e Rachele è stata più che soddisfacente.

La contaminazione dell’ufficio

La casa è stata contaminata, ma come non pensare che lo sia stato anche l’ufficio?

La stessa cosa sta infatti succedendo per gli spazi di lavoro. Basti pensare ai nuovi condomini progettati con spazi di coworking al loro interno, ai nuovi uffici con nursery e pet friendly. Questa ibridazione degli spazi che sta avvenendo sempre più frequentemente ci porta a ripensare il concetto di ufficio e casa come entità a sé stanti. Se molte aziende proseguiranno nella direzione dello smart working l’ufficio diventerà importante come luogo di condivisione e aggregazione, la sua funzione sarà sempre più quella di ritrovo per co creare e progettare insieme ai colleghi. 

Per fare un esempio concreto riportiamo il caso raccontato da Raffaele sempre in una Colazione Agile che puoi rivedere qui.

FOCUS

Prima del Covid un’agenzia di comunicazione di Milano aveva progettato i nuovi uffici con l’aiuto di Raffaele e altri professionisti. Spazi open, phone bot, share desk e altre caratteristiche tipiche degli uffici più moderni.

Dopo il covid questa azienda ha ricontattato gli architetti, piano piano stanno rientrando in ufficio e si sono resi conto che ad oggi in presenza si “danno fastidio” a vicenda. 

Gli spazi open amplificano rumori, voci e suoni a livello acustico. La diffusione del suono non li aiuta a riprendere con serenità e hanno così chiesto aiuto per riorganizzare nuovamente gli spazi in funzione delle nuove necessità. 

La richiesta è comune ad altre società, oggi la priorità è diventata quella di avere un comfort acustico, avere quindi degli spazi chiusi in cui poter lavorare, sia singolarmente che in team. Avere phone bot più grandi, vetrate a dividere gli spazi e pannelli per l’assorbimento acustico.

Dalla casa, all’ufficio, alla città

Siamo partiti dalla casa per arrivare all’ufficio ed infine a colei che ospita entrambi, la città. Oggi si parla molto di città in 15 minuti, il concetto di riuscire quindi a reperire tutti i servizi di cui abbiamo bisogno in 15 minuti. Si parla di riqualificazione dei borghi che si stanno adoperando sempre meglio per ospitare i lavoratori in workation. C’è una maggiore attenzione alla sostenibilità e alla mobilità per gli spostamenti dei lavoratori.

Come cambierà il rapporto città e luoghi di lavoro in futuro? Sicuramente qualcosa cambierà, ci sarà la necessità di congestionare meno i mezzi pubblici, la possibilità di lavorare in posti diversi dalla città, più in generale ci sarà una ridefinizione degli spazi e dei confini di “dove lavorare” che saranno sempre meno definiti e sempre più labili.

In questa riflessione l’elemento fondamentale sono le persone ed in particolare, i leader. La scala dell’ufficio è cambiata così come lo sono gli spostamenti e quindi la città, è fondamentale ora che chi guida i team sia in grado di dare e mantenere armonia ed equilibrio. Dare la possibilità alle persone di scegliere da dove lavorare in funzione dell’attività da svolgere. 

L’ufficio del futuro è fatto di spazi nuovi, nuovi modi di spostarsi, vedere la città e di leader agili.

Difficile immaginare a gennaio che nel volgere di pochi mesi avremmo tutti affrontato una vera e propria rivoluzione nel modo di lavorare. Da anni ci occupiamo di progetti di smart working e da anni constatiamo quanta differenza ci sia tra le aziende che hanno deciso di abbracciare questo nuovo strumento organizzativo e non.

Le prime con un approccio globale e circolare coinvolgente spazi, persone, tecnologia e organizzazione del lavoro mentre le seconde vedono lo smart working – nella specifica accezione del lavoro agile (così come del telelavoro) – solo come uno strumento di gestione e regolazione del rapporto di lavoro. Utile, quest’ultimo, come l’esperienza di questi mesi ha messo in evidenza, per assicurare la continuità delle attività attraverso il lavoro da remoto, ma di fatto svincolato dalle sue peculiari componenti organizzative. Perché lo smart working, in senso proprio, non è che l’occasione per abbracciare una maggiore flessibilità nell’organizzazione del lavoro contribuendo così a rendersi più efficaci, produttivi e, proprio grazie alla flessibilità, anche più resilienti.

Non bisogna farsi scoraggiare (o suggestionare) dalle ricerche – comunque utili e necessarie – che hanno messo in evidenza in questi mesi pregi ma anche difetti dello smart working: case troppo piccole, commistione con gli impegni familiari che hanno gravato molto sulla popolazione femminile, isolamento e frustrazione, super-lavoro, pay-gap. E’ chiaro che la dimensione unidirezionale dello smart working sperimentata in questi mesi nella forma del lavoro domiciliare non è vero smart working. Nell’accezione “emergenziale” se ne è compresa la finalità. Ma proprio perché “emergenziale”, in questa sua connotazione si tratta di una modalità di lavoro che va comunque organizzata in tutte le sue componenti (spazi, tecnologia, persone) ma che è destinata a rimanere circoscritta alla particolare situazione di questi mesi. Così come le disposizioni speciali che sono state introdotte dai diversi decreti per tutelare le persone più vulnerabili e maggiormente a rischio.

Come passare dalla fase di sperimentazione emergenziale allo smart working a regime

Una volta terminata la fase acuta dell’emergenza si è però compreso come alcune delle caratteristiche proprie dello smart working siano oggi le componenti più idonee a supportare le fasi purtroppo altalenanti di quello che tutti auspicano essere un ritorno alla normalità. Una normalità che non ha niente a che vedere con quella pre-COVID perché il mondo e il lavoro sono ormai cambiati, ma una nuova normalità. Quest’ultima dovrà accompagnarci nella presa di coscienza di un nuovo modo di lavorare, essenziale per transitare verso il lavoro del futuro in cui tecnologia, competenze e flessibilità organizzativa saranno il punto di forza di imprese e individui. 

Smart working, propriamente non è lavoro da casa, ma flessibilità di tempo e di spazio nell’esecuzione della prestazione. Il che significa lavoro in sede, fuori sede, da casa, ma anche lavoro per alcuni periodi di tempo al di fuori dei più grandi centri urbani. Questa flessibilità spazio-temporale stimola le energie positive, la capacità di prendersi dei momenti di pausa, di socializzazione e di riposo, stimolando produttività, riflessione e creatività.

Questo nuovo modo di lavorare potenzialmente influirà su diversi ambiti: si pensi alle congestioni del trasporto urbano (già oggi molto ridotto), all’edilizia dedicata alla creazione di spazi di co-working anche fuori dai grossi centri urbani (oggi poco avvezzi a queste strutture), ma anche al ripensamento delle strutture turistiche e ricettive che potranno riconvertire molti dei loro spazi per consentire anche con pacchetti dedicati al rilancio del settore, il lavoro da remoto. Ma si pensi anche ai progetti – già in atto – di ripopolamento dei piccoli centri e delle città del Sud che assicurano una migliore e meno costosa qualità della vita. 

La rivoluzione ormai è già in atto, alcune aziende lo hanno già previsto come modalità strutturale di lavoro fino a luglio 2021 (Google). Non resta che coglierne le potenzialità attingendo agli strumenti giuridici che abbiamo già a disposizione per accompagnare questo modo di lavorare.

Regolamento o accordo sindacale?

Regolamento interno e accordo individuale necessariamente collegati e, quindi fonti di regolazione – negoziale – dell’interesse aziendale e di quello individuale nel riscrivere e customizzare la nuova organizzazione del lavoro. In questa loro connotazione che li lega indissolubilmente il regolamento aziendale diviene atto condiviso e non unilaterale, a patto di seguire un processo di co-costruzione dello stesso, essenziale per accompagnare qualsiasi forma di sperimentazione. Il regolamento, infatti, è modificabile e adattabile man mano che la sperimentazione va avanti. L’accordo sindacale che pure da molte parti si sente a gran voce invocare – anche nella forma dell’accordo quadro – non ha queste potenzialità (tanto è vero che anche la legge n. 81/2017 non lo ritiene strumento principale di regolazione del lavoro agile). 

Al centro di qualunque progetto di Smart Working di successo ci sono infatti diverse variabili, tutte da prendere in considerazione ai fini della sua regolazione:

  • le persone,
  • gli spazi,
  • la tecnologia,
  • i comportamenti. 

L’approccio metodologico più adeguato per i progetti di smart working, anche e soprattutto dopo l’esperienza di questi mesi, parte dall’ascolto delle persone e quindi, da un processo di co-creazione del regolamento (e dei connessi accordi individuali) con i lavoratori che poi dovranno applicarlo. Per essi diviene fondamentale conoscere quale sarà la cornice di riferimento entro la quale potranno organizzare la loro giornata di lavoro, gli obiettivi, l’orario di lavoro, i tempi di disconnessione, il rapporto con i colleghi ed i manager, la tecnologia e l’uso in sicurezza degli strumenti e di tools indispensabili per sostenere il lavoro e la collaborazione da remoto senza vincoli di tempo e di spazio. Per fare ciò, per dare concretezza al processo di “customizzazione” necessario in tutti i progetti di smart working è utile organizzare delle sessioni di ascolto, di team coaching, di retrospettiva. Tutte finalizzate a far emergere le caratteristiche del lavoro e le aspettative e le esigenze dei singoli in relazione alla flessibilità organizzativa che l’azienda ha in mente di realizzare a regime, una volta terminata la fase di adattamento post-COVID legata anche all’attuazione dei protocolli di sicurezza.

Il sistema di valori quale driver dei progetti

Il nuovo modo di lavorare, le sue criticità e i suoi correttivi entrano così nel sistema dei valori dell’impresa. Gli stessi che trovano espressione nelle altre Policy e regolamenti interni (Privacy, Sicurezza, Codice Etico, Codice di comportamento) e trovano così una loro collocazione sistematica nel complesso delle regole che governano il lavoro delle persone di quella specifica azienda. Fattori di identità e di appartenenza fondamentali per sostenere il lavoro del futuro parzialmente in sede e parzialmente fuori sede.  

Per tale motivo è indispensabile tenere sempre al centro le persone, concentrarsi sulle loro aspettative, sulle paure, sui comportamenti, per aiutarli a costruire quella flessibilità personale che è requisito indispensabile per il successo di questa forma di organizzazione del lavoro. Chiedendo loro di portare alla luce, secondo il proprio sistema di valori, le sfide, le opportunità, i correttivi che ciascuno vede necessari per sé e per l’azienda. 

Approccio organizzativo, circolare e globale che oggi più che mai diviene fondamentale per il lavoro di tutti.

Se ti sei perso l’articolo precedente, Cosa è oggi lo smart working dopo la pandemia, puoi trovarlo qui.

Avvocato giuslavorista ed esperta di lavoro agile
Articolo a cura dell’avv. Paola Salazar – Salazarlavoro

La nostra collaborazione con la piattaforma di Italian Coworking ci ha dato la  possibilità, in questi ultimi mesi, di dare forma a quattro articoli molto interessanti sul tema dello smart working incrociato a quello del coworking. Abbiamo voluto raccontare come entrambi contribuiscono ad uno scopo comune, ovvero quello di dare la possibilità al lavoratore di conciliare le esigenze personali con il proprio lavoro. Siamo convinti che oggi come oggi, in una realtà sempre più attenta al benessere del dipendente, smart working e coworking debbano essere una costante di qualsiasi azienda. Acquisendo così competitività e attrattività in un mercato in cui il miglior offerente è colui che attrae anche i migliori talenti.

LAVORARE DA CASA NON È POI COSì SMART

Il primo articolo di cui ci siamo occupati introduceva il tema del coworking. Siamo partiti ponendoci un quesito: è sempre vero che lavorare da casa nelle giornate di smart working sia la soluzione migliore? Forse no. Per un semplice motivo. Le distrazioni e la sensazione di solitudine dopo qualche tempo sono dietro l’angolo. 

Con la legge 81/2017 il Lavoro Agile è stato riconosciuto a tutti gli effetti e con lui anche la possibilità di lavorare per obiettivi senza vincoli di tempo e luogo. In questa cornice il coworking si inserisce perfettamente. Trattandosi di uno spazio appositamente dedicato e adatto a lavorare sia in autonomia e che in condivisione. 

Perché allora limitarsi a lavorare da casa? Uno spazio condiviso può essere un’alternativa valida ed estremamente produttiva eliminando anche il rischio delle “lavatrici a non finire” in cui si potrebbe incorrere rimanendo a casa propria. Ormai presenti ovunque trovarne uno non lontano e più vicino dell’ufficio è veramente facile.

Leggi l’articolo completo, Lavorare da casa non è poi così smart

FARE SMART WORKING NEI COWORKING, I VANTAGGI E GLI SVANTAGGI PER UN’AZIENDA

E se i coworking sono un’ottima alternativa al lavorare da casa per uno smart worker, vediamo brevemente quali possono essere i pregi e i difetti di questi spazi, soprattutto se il punto di vista è quello dell’azienda. 

Senza dubbio un coworking offre:

  • L’ottima connettività e il risparmio della carta, soprattutto per le questioni di riservatezza dei documenti.
  • La disponibilità di diversi spazi, ciascuno adatto ad un uso particolare, dalla phone boot allo share desk.
  • La sostenibilità ambientale, risparmiare sul tempo di spostamento casa-lavoro incide positivamente anche sull’ambiente.
  • L’incontro e il confronto con altre persone, si è infatti costantemente stimolati.

Ciò che frena però un’azienda spesso è un unico grande e ricorrente ostacolo: il costo della giornata di Coworking. Chi paga? Il lavoratore o l’azienda? Per noi è un costo dell’azienda ma nessuno lo ha previsto nel budget di spesa.

Leggi l’articolo completo, Fare smart working nei coworking, i vantaggi e gli svantaggi per un’azienda

LE EDIZIONI DELLA SETTIMANA DEL LAVORO AGILE, DAL 2014 AD OGGI COSA È CAMBIATO?

Per sensibilizzare ulteriormente sul tema, il comune di Milano promuove annualmente un’iniziativa conosciuta con il nome di Settimana del Lavoro Agile. Il fine è quello di diffondere il lavoro agile ed una cultura lavorativa nuova fondata sulla felicità dei lavoratori in quanto attori principali del benessere di un’azienda.

Nel corso degli anni la Settimana del Lavoro Agile ha avuto modo di modificarsi e migliorarsi portando una ventata di innovazione nel panorama delle aziende milanesi. 

Grazie a questa iniziativa, dal 2016 abbiamo realizzato la prima piattaforma per la condivisione degli spazi di coworking per i lavoratori agili. Le diverse survey effettuate nel corso degli anni ci hanno restituito un dato chiaro: lo spazio perfetto per lavorare non esiste, esiste uno spazio ottimale. Per molti questo spazio è il coworking, dove concentrazione e connessione s’incontrano e si sposano alla perfezione. 

Leggi l’articolo completo, Le edizioni della settimana del Lavoro Agile, dal 2014 ad oggi cosa è cambiato?

LE REGOLE PER VIVERE AL MEGLIO L’ESPERIENZA DEL COWORKING, LATO OSPITE E OSPITANTE

Come ogni luogo pubblico anche il coworking ha le sue “regole”, una serie di buone pratiche che guidano chi lo frequenta a viverlo al meglio. 

In particolare ci rivolgiamo a quei lavoratori agili che frequentano per la prima volta il coworking e che sono per questo motivo alle prime armi. Ecco le best practice di ogni buon lavoratore agile:

  • Sicurezza
  • Rispetto
  • Pulizia
  • Disponibilità

Così come per il coworker anche per il coworking ci sono dei piccoli accorgimenti da non trascurare al fine di rendere l’esperienza degli ospiti la migliore possibile. È infatti nell’interesse di tutti che quest’ultima sia tale per cui il lavoratore è  incentivato a tornare. Ecco gli accorgimenti del coworking:

  • Stimolare ed essere il primo promotore di attività di networking. Pranzi o aperitivi per riunire ed accrescere la community possono essere un buono spunto da cui partire.
  • Organizzare lo spazio a seconda di quello che sarà il suo uso. Una caratteristica del coworking è infatti quella di avere spazi polivalenti da sfruttare al massimo.
  • Fornire la password della connessione ad internet al momento dell’accoglienza del coworker.
  • Fornire le indicazioni per quanto riguarda le normative vigenti in materia di sicurezza dello spazio in caso di emergenza.

Leggi l’articolo completo, Le regole per vivere al meglio l’esperienza del coworking, lato ospite e ospitante

IN CONCLUSIONE

Secondo la ricerca dell’Osservatorio di Smart Working di Milano la produttività degli Smart Worker è il 15% in più rispetto ad un lavoratore tradizionale. Il livello di soddisfazione di questi lavoratori è ben più alto rispetto ai lavoratori tradizionali. Semplice coincidenza?

Inoltre, nonostante dai risultati delle nostre survey svolte durante la Settimana del Lavoro Agile, emerga che i lavoratori prediligano lavorare da un coworking con un’efficacia di gran lunga maggiore rispetto agli altri luoghi, la maggior parte di essi lavora da casa. Come mai? Nessun impiegato ha intenzione di spendere 30 euro per una giornata di coworking.

Se le aziende pagassero il coworking ai propri lavoratori di quanto aumenterebbe la produttività di ciascuno?



La nuova data per l’evento è stata definitivamente scelta, il 23 gennaio 2020 si terrà l’incontro – Una Nuova Prospettiva per Agire il Cambiamento in Azienda – dalle 18 in poi. S’inizia il nuovo anno con la volontà di cambiare, innovare ed essere dipendenti felici!

Parliamo spesso e tanto di cambiamenti, culturali, tecnologici e di mentalità ma, a volte, non siamo pienamente consapevoli di cosa questi significhino e comportino realmente.

Noi di Smartworking con la collaborazione di Yoroom, spazio di coworking a Milano, abbiamo pensato ad una serata diversa, un momento di incontro e confronto per parlare di un cambiamento partito ormai un paio di anni fa in un’azienda leader nel suo settore. Di matrice tedesca, AMC Italia ha vissuto un radicale stravolgimento degli spazi e dei comportamenti. In che modo? Approfittando del cambio di sede come un momento da cogliere per attuare tutti quei cambiamenti che altrimenti sarebbero stati rimandati ad oltranza. Oggi AMC sta vivendo una profonda rivoluzione del suo modello organizzativo tradizionale.

Il case study di AMC sarà il protagonista della serata grazie anche al contributo di coloro che hanno permesso e contribuito a questo cambiamento. Saranno infatti presenti i due architetti che hanno seguito il progetto della nuova sede, Smartworking srl in veste di colei che ha affiancato il board, e non solo, durante tutto il percorso di cambiamento. Ed infine, il CFO di AMC Italia che ci racconterà in prima persona l’esperienza vissuta lato azienda.

Gli spazi di AMC Italia sono stati progettati dalla collaborazione tra Smartworking Srl e gli architetti di YoRoom. Insieme sono riusciti a tradurre le sfide organizzative e di business in un layout degli spazi che sta aiutando AMC a diventare un’azienda più moderna.

Il 23 gennaio a partire dalle 18.00 presso il coworking Yoroom di via Pastrengo 14 a Milano si terrà l’incontro sul cambiamento organizzativo in azienda, un cambiamento che tutti possono attuare. Tutte le info nel dettaglio le trovate premendo il bottone, vi aspettiamo!

Agenda, o ancora meglio, Google Calendar alla mano, questo novembre sarà un mese ricco di incontri ed eventi per chi ci segue e vuole rimanere aggiornato sul tema smart working. Scopriamoli insieme più nel dettaglio!

Villa Guardia, inCOWORK

Lunedì 4 novembre a Villa Guardia, in provincia di Como, ci sarà l’inaugurazione per l’apertura del sesto spazio condiviso di inCOWORK. Durante il pomeriggio si svolgerà una tavola rotonda grazie alla quale ci sarà modo di confrontarsi su diversi temi. Tra questi le sfide e le opportunità di un progetto di smart working, l’evoluzione negli ultimi anni degli spazi di lavoro e il ruolo, in questo contesto, dei coworking. Tra i relatori anche Luca Brusamolino di Workitect e Alessandro De Chellis, facilitatore Lego Serious Play.

Parma, Officine On/Off

Martedì 12 novembre a Parma, saremo ospiti per la seconda volta del coworking di Officine On/Off. Quest’estate avevamo infatti avviato un percorso insieme, presentando per l’occasione il caso studio di AMC Italia, azienda leader nel suo settore. Dato l’interesse riscontrato dai partecipanti abbiamo deciso con le Officine di proseguire gli incontri con un ulteriore appuntamento. Questa volta saremo più pratici, sperimenteremo insieme e, grazie ad un workshop, ciascuno capirà quanto sia effettivamente smart la sua azienda! Tutto questo grazie allo smart working Canvas.

Bergamo, Camera Civile

Lunedì 18 novembre a Bergamo. Saremo ospiti della Camera Civile di Bergamo insieme ad avvocati e consulenti del lavoro, sarà l’occasione per delineare il quadro normativo che permette ad un’organizzazione di sperimentare una nuova forma lavorativa come lo smart working. Ascolteremo la testimonianza di un consulente del lavoro che tutti i giorni “lavora senza ufficio” nonostante e grazie alla sua professione ed infine, l’HR Director di una grande multinazionale come Gi Group ci racconterà l’esperienza di cambiamento della sua azienda. L’iscrizione è gratuita prenotando qui il proprio biglietto su evenbrite.

Non mancare, scegli l’evento giusto per te e iscriviti!

Il Lavoro Agile, nella sua completa definizione e descrizione sarà al centro dell’evento di Giovedì 6 giugno a Parma.

Federico Bianchi sarà ospite e speaker presso Officine On/Off, coworking che ha pensato di organizzare questa mattinata per le organizzazioni che vogliono informarsi sul tema o che già hanno avviato un progetto di smart working. Dal 2017 il Lavoro Agile è infatti diventato una modalità lavorativa riconosciuta al 100% dalla legge italiana. Una volta adempiti gli obblighi burocratici, tre sono i documenti fondamentali, qualsiasi lavoratore subordinato e non può svolgere lo smart working. Nei limiti che la mansione di ciascuno permette s’intende.

L’incontro permetterà di fare luce sui vantaggi ma anche sulle criticità tecniche e burocratiche a cui bisogna fare fronte quando si parla di Lavoro Agile. Si tratta di un incontro informativo gratuito rivolto principalmente alle persone di PMI, startup e grandi aziende interessate a capire tutte le sfaccettature e le attività concrete che fanno di questa modalità lavorativa una risposta concreta alle sfide di business.

Federico presenterà il modo di proporre il Lavoro Agile di Smartworking s.r.l. supportato da casi reali, in particolare quello di AMC Italia. Se volete vedere come attivare concretamente all’interno della vostra azienda lo smart working, questo è il link con tutti i dettagli per l’incontro. http://officineonoff.com/events/smart-working/

E se invece volete dare un’occhiata all’evento passando da Facebook, cliccate qui! Vi aspettiamo!

Avete iniziato a sperimentare lo Smart Working e lavorare da casa vi è sembrato così meravigliosamente perfetto. Niente più sveglie scomode e stressanti grazie agli orari completamente autogestiti. Addio alle code infernali nel traffico dell’ora di punta della vostra città. Molto più tempo a disposizione, da gestire in totale autonomia e comodamente dalla vostra casa.

Ma, siete sicuri che dopo una settimana di lavoro a gestione “smart” vi sentiate ancora così soddisfatti? Certo, assaporare la tranquillità del lavorare da casa durante la settimana vi è sembrato così appagante. E poi? I primi giorni sono trascorsi, l’euforia è un poco calata, come ci si sente a lavorare con in sottofondo un aspira polvere in funzione da ore? E con i piccoli lavoretti che il vostro caro vicino in pensione adora tanto fare nel giardino? Trovare la concentrazione può non essere sempre così facile. Per non parlare di quel senso di solitudine che avete mentre il mondo continua ad andare avanti anche senza di voi. Insomma, vi siete proprio resi conto che forse trascorrere le giornate con addosso la tuta e quell’aria vagabonda non è il modo migliore di conciliare la vostra vita professionale con quella privata.

E se ci fosse un rimedio alternativo al lavorare da casa e al dover attraversare la città perdendo ore inutilmente?

Il rimedio per fortuna c’è e si chiama Coworking! Ma cos’è il coworking? Nasce nei primi anni 2000 quando alcuni freelance americani si rendono conto che possono evitare di trovarsi tutti i giorni a Starbucks per lavorare. E allora si organizzano prendendo in affitto uno spazio nel quale tutti contribuiscono alle spese. Poi si accorgono che quel luogo aumenta le possibilità di creare delle sinergie e, a questo punto, il coworking esplode perché aiuta le persone a realizzare a lavorare meglio.

Noi ci crediamo da sempre, siamo nati perché secondo noi il modo migliore per lavorare è poter scegliere tra luoghi diversi che rispondano in ogni momento al bisogno che abbiamo per poter creare sinergia con il nostro lavoro. A volte vogliamo stare in movimento, altre stare da soli, altre con il desiderio di relazionarci con i colleghi in ufficio. E’ un bisogno di tutti quello di trovare il luogo giusto per pensare alle cose giuste? È un’utopia poter scegliere dove e come inseguire i propri obiettivi?

A queste domande ci siamo dati una risposta e da questa è iniziata l’avventura che stiamo vivendo oggi.

Il primo esperimento

Nel 2016 abbiamo fatto il primo esperimento, durante la 3° giornata del lavoro agile siamo riusciti a portare più di 80 persone in oltre 30 spazi di coworking. Il risultato ci ha dato fiducia perché lavorare in un luogo di coworking rende più produttivi (del 30%) e permette comunque di conciliare gli aspetti della vita privata.

E allora, che cosa stai aspettando? La settimana del lavoro agile organizzata dal comune di Milano è appena iniziata e con lei tutte le sue attività! È il momento giusto di provare gratuitamente tutti i vantaggi offerti dal coworking! Come fare? Semplicissimo, basta collegarti alla nostra webapp che ti permette di scegliere lo spazio coworking più vicino a te ad alle tue esigenze e con qualche click la tua giornata lavorativa può iniziare!

Questa settimana gli spazi di coworking messi a disposizione sulla nostra piattaforma sono utilizzabili gratuitamente a tutti coloro che hanno voglia di essere dei veri lavoratori smart!

Ti troverai in ambienti diversi, forniti di connessione wifi, una sedia ed una scrivania ergonomiche ma soprattutto un luogo di scambio e di opportunità per lavorare bene, accrescere le tue professionalità o semplicemente per conoscere nuove persone. Molto meglio che lavorare da casa, non credi?

Il nostro impegno non si limita a portare i lavoratori nei Coworking. Vogliamo aiutare le aziende a rendere i progetti di Smartworking strategici per il proprio business. Siamo convinti che questo obiettivo può essere raggiunto solo se si ragiona sulla ricerca del punto di incontro tra i bisogni dei lavoratori e gli obiettivi dell’azienda.

Mi chiamo Micke, ma anche Malm se vuoi il piano estraibile. Arkelstorp se la tira un po’ perché ha i cassetti e puoi allungare le gambe… Sono la tua scrivania, quella che costa poco ma non pochissimo, che mantiene i tratti nordici di rigore e semplicità, poi le piantine e le piadine le porti tu.

Perché dovrei portare pane e rose?

Perché la sostanza e la bellezza da coltivare sono i diritti fondamentali, qualunque mestiere tu faccia, in qualunque posto tu lo faccia. Lo sono a prescindere da me e da quello che rappresento.

Cosa rappresenti, scrivania?

Sono la tua sicurezza, quel pezzo a cui ti appoggi ogni mattina da chissà quanti anni tutti uguali. Sono la certezza che tu ci sei ancora, sopravvissuta a traslochi, cambi di sede, colleghi in pensione o in aspettativa, maternità, premi e punizioni. Non sono un elemento di arredo soltanto, non faccio ambiente, semmai scelgo le persone.

La scrivania lavora nelle risorse umane?

Vorrei lavorare veramente per loro, diventare più mobile di quanto non sia per natura, cambiare ufficio per qualche giorno, restare vuota e rischiare la polvere. Sarebbe un atto di generosità verso chi ancora si attacca a me come zattera nell’open space caotico oppure vuoto… Che pena, insicuro lavoratore moderno. Vecchio! Non hai capito che basta meno per lavorare in pace?

Ma allora cosa sarà di te, se ti muovi lontano da chi ti vuole?

Non pensarmi arredo, ti ho detto che io scelgo le persone: ci sarò sempre per chi mi tratta, bene o male, senza farmi status né symbol di un’era che è finita, quella con gli uffici e i minuti tutti uguali. Resto, ma senza divisa semmai mi faccio condivisa, divento sharing desk… Suono meglio, in inglese?

Sharing desk, la scrivania non mi appartiene: tu scegli me e io scelgo te, con un sistema a prenotazione dentro spazi di coworking ma anche dentro la stessa azienda che si rinnova. Dico bene?

Faccio risparmiare metri quadri, metto a disposizione tutta me stessa e permetto a voi di conoscervi meglio e costruire reti in cui scambiate competenze e soddisfazioni, documenti e preoccupazioni. Faccio anche la rima, all’occorrenza.

Non ti manca una persona in particolare? Non hai nostalgia di quel lavoratore e delle sue abitudini quotidiane? Scommetto che lui o lei sente il bisogno di averti tutta per sé.

Le abitudini sono care. Sia chiaro, non voglio distruggere nulla e un luogo dove approdare serve a tutti. Tuttavia il primo luogo, con tanto di confini, amici e collaboratori, progetti ed emozioni che lo rendono ancora più caro, lo portiamo già dentro di noi. Nessuna scrivania lo renderà più stabile, più importante, più degno di attenzione e di utilità sociale. Provate a pensare il vostro lavoro senza di me. Poi cercatemi di nuovo, io ci sarò sempre, per uno e per tutti.


L’autrice del post: Alessia Rapone, giornalista e copywriter. Lavora per la comunicazione interna di una grande azienda e realizza progetti multimediali. Affascinata dall’audio, è autrice di racconti e documentari per la radio, fra cui Parole in cuffia (2011), Condominium. Come ti rompo le scatole (2014), Smart working. Contro il logorio della vita moderna (2015).  

Immagine: Papercollage di Vincenzo Musacchio

Una città in fermento guida il lavoro agile, approccio e soluzione per conciliare tempo di lavoro e di vita, contribuire al benessere dell’ambiente e della comunità, garantire migliori prestazioni delle imprese. Alla vigilia della terza Giornata del Lavoro Agile, Cristina Tajani spiega come l’amministrazione comunale di Milano e la collettività si incontrano e fanno coworking.

Cristina Tajani, assessore alle Politiche per il lavoro, lo Sviluppo Economico, Università e ricerca al Comune di Milano: qual è il suo lavoro? Cosa viene prima?
Le deleghe si tengono, una con l’altra: la formazione è propedeutica al lavoro e quindi allo sviluppo economico. L’obiettivo finale è la creazione di una città in grado di offrire opportunità a un maggior numero di persone possibili. Non solo a chi è nato a Milano ma ai tantissimi che ci arrivano per studiare e lavorare. In questo modo si favorisce lo sviluppo dell’impresa innovativa e a impatto sociale e di nuove forme di organizzazione del lavoro.

Il lavoro “agile” è un fenomeno nuovo, cosa ne fa il Comune?
Rilancia la Giornata del Lavoro Agile – quest’anno siamo alla terza edizione – che non ha la pretesa di stravolgere l’organizzazione del lavoro nella città ma di indicare una possibilità. Lavorare anche da postazioni e luoghi non fissi consente infatti di conciliare tempo di lavoro e tempo di vita e risparmiare in spostamenti, traffico, emissioni di anidride carbonica, stress. In una città come Milano, in cui ogni mattina entrano oltre 500.000 persone che vivono nell’hinterland come anche in altre regioni, il tema della gestione del tempo del lavoro in maniera più agile ha impatti forti sia sulla persona sia sulla comunità. Credo che almeno dal punto di vista culturale e del dibattito l’obiettivo sia stato già raggiunto.

Esiste il lavoro agile per i dipendenti del Comune?
In occasione della Giornata del Lavoro Agile i quindicimila lavoratori del Comune di Milano avranno la possibilità di lavorare dalla postazione di un ufficio a loro più comodo. Potranno farlo attraverso una piattaforma digitale che consentirà di identificare, scegliere e prenotare una postazione libera presso i diversi uffici comunali in città. E’ un’ottima occasione per molti che spesso, per poter svolgere le proprie mansioni, devono spostarsi da un posto all’altro della città. Grazie a questo nuovo sistema, potranno invece gestire alcune attività anche lontano dalla loro scrivania. E’ chiaro che poi ci sono figure e mansioni – penso ai vigili urbani, agli insegnanti – che hanno più vincoli rispetto al luogo di lavoro.

Esiste il lavoro agile per Cristina Tajani?

Faccio e facciamo, come squadra, un lavoro impegnativo, che spesso non conosce molta distinzione tra tempo di vita e di lavoro. Insieme a Chiara Bisconti, assessora al Benessere, Qualità della vita, Sport e tempo libero, abbiamo una sensibilità su questi temi che ci deriva da esperienze lavorative precedenti. La città ci ha messo alla prova, noi rispondiamo.

Se lavorasse da un altro luogo potrebbe essere un esempio per i suoi collaboratori o lamenterebbero un’assenza?
Nulla può sostituire il contatto umano e alcune esperienze professionali che si fanno insieme ad altri. Tutto sta nel costruire un equilibrio utile a bilanciare tutte le necessità. La presenza, che può non essere quotidiana o per otto ore consecutive, è importante per la formazione di un gruppo professionale, e non è totalmente sostituibile.

Accenna al rischio che se si esce troppo non si è più un’organizzazione?

Sì, il rischio c’è, non è tragico a questo punto del discorso visto che il cambiamento culturale verso il lavoro agile è all’inizio in Italia. Bisogna ricordare che come tutti i gruppi, anche quelli produttivi e le organizzazioni di impresa hanno il bisogno di ritrovarsi.

A proposito di rischi, lo corrono le donne nel rimanere volontariamente fuori ufficio, vicine alla cura di casa e famiglia, più degli uomini se anche tra questi ultimi non si fa strada l’idea del lavoro agile come opportunità?
E’ un aspetto controverso e ambivalente che già in passato è stato evidenziato dalle organizzazioni sindacali rispetto al tema del telelavoro: meno presenza in ambito lavorativo, più rischio di isolamento sociale per alcune figure professionali e per le donne. E’ il tema del rischio di non riuscire mai a separare la vita dal lavoro. Si tratta di una questione di bilanciamento e di capacità degli ambiti professionali di non segregare rispetto alle scelte di vita, insomma di includere. Oggi sappiamo che le organizzazioni che sono in grado di gestire la diversità ai vertici dell’azienda hanno anche migliori performance economiche. Gestire scelte, modalità e approcci diversi è una risorsa per l’organizzazione e non un limite.



Tra le modalità diverse di lavorare agile c’è la scelta del coworking, spazi di lavoro condivisi. Quanto ci crede Milano, quanto funzionano?
Al momento siamo l’unico comune che non ha voluto affiancare l’iniziativa privata con quella pubblica, cioè con un coworking comunale usando stabili dismessi da affittare per fare spazi di lavoro condivisi. Nel 2011-2012, quando abbiamo cominciato a occuparci della materia, l’iniziativa privata e spontanea del territorio si era già organizzata e noi abbiamo ritenuto più utile valorizzare gli spazi esistenti. Da qui è nato l’albo qualificato degli spazi di coworking.
Con la terza edizione della Giornata del Lavoro Agile vogliamo raggiungere lo sterminato numero di piccole e medie imprese che operano sui nostri territori e mostrare loro che nuove modalità e nuovi spazi di lavoro sono possibili e vantaggiosi. Lo spirito è anche quello di infrangere qualche tabù e scagliare pietre in quello che sembra lo stagno del dibattito: non solo allora grandi imprese e multinazionali, non solo free lance e studi professionali. Cerchiamo di arrivare a tutti e di far arrivare tutti al lavoro.

Quali sono gli strumenti del suo lavoro, quelli che lo rendono più semplice, più agile?
…L’ipad, da cui non mi separo mai, che mi serve per scrivere e per comunicare con le persone del mio staff.


La Terza Giornata del Lavoro agile si svolgerà a Milano il 18 febbraio 2016, tutte le informazioni utili si possono trovare su lavoroagile.it.
E’ stata inoltre realizzata una WebApp per la prenotazione degli spazi di lavoro all’indirizzo giornata.lavoroagile.it

Di poche parole ma di rapidi passi, l’incontro con Sara ci riporta a terra, nella dimensione più naturale, infantile eppure già matura per discutere di come spazi e tempi adeguati siano fondamentali per lavorare, crescere, conoscere se stessi e il mondo che ci circonda.

Sara, ma tu non ti fermi mai? Anche ora che stiamo parlando ti muovi, cerchi qualcosa, afferri tutto quello che sta vicino a te. Perché?
Non posso farne a meno: devo toccare con mano la realtà e scoprire se mi piace. Lo faccio con i colori, le forme, gli odori, le cose che mangio, le persone che incontro.



In uno spazio di lavoro non pensi sia un comportamento… fuori luogo? Siamo abituati a regole definite, quantomeno a prassi non scritte ma a tutti note, che prevedono un certo tipo di abbigliamento e di linguaggio, orari concordati e spesso uguali per tutti, poca possibilità di improvvisazione.

La disciplina è importante anche per me – le ore di sonno e quelle delle pappe, il gioco e lo sforzo, stare da soli e passare il tempo con gli altri – ma qui è diverso. Qui puoi essere te stessa fino in fondo, proprio come a casa, ma senza piangere se non vedi la mamma o aspetti per troppo tempo il papà. Perché qui mamma e papà ci sono, ci possono essere.

Che lavoro fa la tua mamma?
Fa le copertine dei libri, anche quelli che legge a me. Poche volte la sto a sentire, mi piace vedere le figure, strappare poi la carta e sentire che suono fa, provare a metterla in bocca ma qualcuno mi ferma sempre in tempo, di solito è il mio amico Claudio oppure le due ragazze che giocano con noi che siamo più piccoli.



Quanto tempo passi nel coworking in cui tua mamma lavora?

Il tempo che ci passa lei, a volte sento le sue telefonate oppure quando ride. Se non la vedo per tanto tempo però non mi preoccupo, so che sta disegnando a colori e allora lo faccio anche io. Io e lei facciamo la stessa cosa quasi tutti i giorni.

Non frequentate tutti i giorni lo spazio di coworking?

Ci sono i giorni in cui restiamo a casa oppure lei va a parlare con i grandi del suo lavoro in un altro posto in cui non mi porta, dice che lì mancano i colori, è più piccolo, non ci sono altri bambini e mi annoierei. Le credo. E poi è lontano da casa.

Quanto conta per te che questo spazio colorato sia vicino alla casa in cui abiti?

Quando usciamo da qui posso fare merenda con le bambine del quartiere e raccontare quello che ho fatto, mamma fa lo stesso con le sue amiche. Dice che si sente come un ponte mobile che collega la sua testa a quella di tante altre persone, in poco spazio e in poco tempo. Mi fa ridere immaginarla così, con la testa aperta e tanti fili fuori.

E tu, come ti immagini quando sarai grande come la tua mamma?
Io voglio cercare persone che vogliono passare il tempo con me a costruire cose che non esistono. Non voglio farmela sotto dalla paura di sbagliare qualcosa, di perdere tempo, di averne poco per mangiare bene e giocare con gli altri.

In base alla tua esperienza e per le tue attività quotidiane, qual è la difficoltà più grande da superare per diffondere questo nuovo modo di lavorare basato sulla condivisione degli spazi e la cura delle persone?
La testa… la testa che fa funzionare solo un filo, fra tutti quelli che ha dentro. Questo è il gradino più alto, quello che ancora ci fa cadere.

Cos’è per te il coworking?

Io non lo chiamo così, non ci riesco, ho solo 14 mesi. Lo chiamo campo aperto, abbraccio, tempo libero. E non mi fare una carezza, ora, solo perché secondo te ho detto una cosa bella. Sono piccola e sono una bambina, ma crescerò anche io.

Va da sé che le note del redattore che dialoga con una bambina piccola in un posto di lavoro per grandi sono tante e non riuscirebbero a stare tra parentesi, come si usa e si legge sui libri. Vale l’ascolto di mugugni, prime parole e interi discorsi abbreviati in vocali sussurrate all’orecchio o urlate per attirare l’attenzione. Vale l’immediata comprensione e restituzione nel linguaggio da adulti dei suoi pensieri più chiari delle nostre parole.
Sara l’ho incontrata nello spazio di coworking in cui i genitori possono svolgere tranquillamente il loro lavoro mentre i bambini sono seguiti da personale qualificato. Un corridoio separa le scrivanie dei coworker dai tavoli dei piccoli e le voci che si sentono non sono pettegolezzi d’azienda ma vere esclamazioni di stupore e soddisfazione per una dado di gomma lanciato e recuperato, per un’idea trasformata in progetto. Sogno o realtà?


L’autrice del post: Alessia Rapone, giornalista e copywriter. Lavora per la comunicazione interna di una grande azienda e realizza progetti multimediali. Affascinata dall’audio, è autrice di racconti e documentari per la radio, fra cui Parole in cuffia (2011), Condominium. Come ti rompo le scatole (2014), Smart working. Contro il logorio della vita moderna (2015).  Alessia ha realizzato per noi anche le interviste a Federico Bianchi C.E.O. di Smartworking S.r.l. (che puoi leggere a questo link) e a Rosario Carnovale dipendente e smartworker convinto (che puoi leggere a questo link).